Mutui e prestiti: cosa attendersi dalla prossima riunione della BCE
Ora si fa tutto più complicato. Dopo cinque tagli consecutivi, tra gli analisti c'è molta incertezza su quello che deciderà la BCE nella riunione in programma il 17 aprile. Vi sono numerose ragioni per uno stop all'allentamento monetario e altrettante per proseguire.

La data cerchiata in rosso è il 17 aprile. Per quella data è in programma la prossima riunione della Banca centrale europea e, dato che si tratta di un meeting per il quale è prevista da calendario la conferenza stampa, potrebbero arrivare decisioni sui tassi, con ricadute importanti sulle condizioni di accesso a mutui e prestiti. Fino a qualche giorno fa, gli analisti erano quasi tutti concordi su una pausa dopo cinque tagli consecutivi, anche se lo scenario ha registrato un’evoluzione.
Come leggere i dati sull’inflazione?
A termini di statuto, la BCE ha un mandato chiaro: deve puntare a un’inflazione in prossimità del 2%. Questo perché la crescita dei prezzi stimola i consumi, a patto che non acceleri troppo, altrimenti le tasche delle famiglie si svuotano e le imprese reputano troppo costoso finanziarsi. Tra il 2021 e il 2023, l’accelerazione c’è stata e la BCE ha dovuto alzare i tassi, per poi invertire il trend a partire dall’estate 2024.
L’ultimo dato sull’inflazione è relativo a marzo, con l’indice che nell’Eurozona è cresciuto del 2,2% nel confronto a dodici mesi, in frenata rispetto al 2,3% registrato a febbraio. L’inflazione core, quella cioè che esclude le componenti volatili come i costi energetici e alimentari, si è fermata al 2,4% su base annua a marzo rispetto al 2,6% di febbraio.
Eurostat (l’Istat europea) segnala che i servizi hanno registrato il tasso annuo più elevato a marzo, pari al 3,4% su base annua, ma inferiore al 3,7% di febbraio. L’inflazione di beni alimentari, alcol e tabacco è aumentata al 2,9%, rispetto al 2,7% di febbraio, mentre i beni industriali non energetici sono rimasti stabili allo 0,6% e l’energia ha rallentato a -0,7%, rispetto allo 0,2% del mese precedente.
Quanto all’Italia, resta sotto la media dell’Eurozona (+1,8% i prezzi a marzo nel confronto annuo), ma tra febbraio e marzo ha registrato un’accelerazione di quattro decimali. L’insieme di questi numeri spinge IG a confermare la previsione di altri due tagli – da un quarto di punto a testa – per i tassi nell’Eurozona da qui a fine anno.
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Le preoccupazioni legate ai dazi
Al contempo, non mancano le preoccupazioni. “Guardando al futuro, la lotta all’inflazione non può ancora dirsi conclusa. Sarà essenziale monitorare con attenzione tutti i fattori che potrebbero ostacolare il ritorno all’obiettivo del 2%”, ha detto di recente il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. Per poi aggiungere che “l’aumento dell’incertezza - dovuto soprattutto agli annunci, talora contraddittori, sulle politiche commerciali degli Stati Uniti - impone cautela nel percorso di diminuzione dei tassi ufficiali”.
Proprio i dazi sono la grande incognita per i prossimi mesi. Per il momento l'Amministrazione Usa ha sospeso i dazi reciproci e l'Europa ha a sua volta congelato i contro-dazi, ma lo scenario resta in evoluzione.
E poi c’è anche un altro aspetto da considerare. Detto del mandato statutario legato all’inflazione, la BCE non può ignorare ciò che accade nell’economia reale e l’importanza che le politiche monetarie possono assumere per stimolare o raffreddare il ciclo economico.
A questo proposito, da tempo le stime degli analisti subiscono periodicamente revisioni al ribasso. L’ultima in ordine di tempo è stata S&P Global Ratings, che nel suo ultimo Global Economic Outlook stima per l’Eurozona una crescita del Pil nell’ordine dello 0,9% quest’anno, contro il +1,2% previsto lo scorso novembre.
Quanto all’Italia, non dovrebbe andare al di là di un +0,6%, contro il +0,9% stimato in precedenza. Un’altra ragione che potrebbe spingere l’Eurotower a non fermare l’allentamento monetario nella riunione di aprile, per poi fermarsi con la bella stagione in attesa di capire come evolverà l’inflazione.
Le decisioni, in questo senso, inevitabilmente avranno un impatto importante sui tassi applicati a mutui e prestiti, che dopo una forte discesa negli ultimi trimestri si vanno stabilizzando. Proprio in attesa di capire i nuovi orientamenti della BCE.