La Bce lascia i tassi di interesse invariati
La prima riunione della BCE del 2024 è la terza consecutiva senza aumenti del costo di denaro. I tassi di interesse restano invariati: il tasso sui rifinanziamenti principali è fisso al 4,50 per cento, quello sui depositi al 4 per cento e quello sui prestiti marginali al 4,75 per cento.

La Bce ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse nella riunione del 25 gennaio. Il tasso sui rifinanziamenti principali resta fisso al 4,50%, quello sui depositi al 4% e quello sui prestiti marginali è stabile al 4,75%. Ad annunciarlo è stata la numero uno della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, che ha ribadito l’intento di garantire un ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2% a medio termine.
“In base alla nostra attuale valutazione, riteniamo che i tassi di interesse di riferimento della Bce si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo”, ha dichiarato Lagarde. La presidente ha anche aggiunto che le decisioni future sui tassi di interesse saranno sempre legate alle prospettive di inflazione, alla politica monetaria e ai nuovi dati economici e finanziari.
Le previsioni: l’inflazione si attenuerà nel corso del 2024
Le previsioni degli esperti parlano di una ripresa economica nella seconda parte del 2024. Nell’ultimo trimestre del 2023 e nei primi tre mesi del 2024 l’economia della zona euro presenta infatti ancora una dinamica debole che – secondo i dati dei tecnici – andrà però a rafforzarsi su un periodo più lungo. Segnali positivi arrivano anche dal mercato del lavoro. Il tasso di disoccupazione, pari al 6,4% nel mese di novembre, ha raggiunto il livello più basso dall’introduzione dell’euro.
Continua anche il trend al ribasso dell’inflazione, nonostante l’aumento registrato al 2,9% nel mese di dicembre. Un incremento – che a detta del presidente Bce – risulta comunque più debole rispetto alle previsioni. Nel particolare, infatti, emerge che l’inflazione dei beni alimentari è scesa al 6,1% a dicembre, così come è diminuita al 2,5% quella riguardante i beni. Stabile, invece, al 4,0% l’inflazione dei servizi.
Lagarde, al termine della riunione del Consiglio direttivo, ha fatto anche riferimento al clima geopolitico e al clima di fiducia di imprese e famiglie in merito al futuro e agli scambi internazionali. Le tensioni, soprattutto in Medio Oriente, potrebbero fare aumentare i prezzi dell’energia e i costi di trasporto nel breve termine e ostacolare il commercio mondiale. Al contrario, secondo la presidente della Banca Centrale Europea, l’inflazione potrebbe ridursi se la politica monetaria frenasse la domanda in misura maggiore delle attese e ancora di più se i prezzi dell’energia si adeguassero all’attuale andamento decrescente delle aspettative di mercato circa il profilo futuro delle quotazioni del petrolio e del gas.
Calano i tassi
Nel corso dell’ultima riunione del Consiglio direttivo sono stati accesi i riflettori anche sulla politica monetaria e finanziaria. Nell’incontro è emerso che i tassi sui prestiti alle imprese sono diminuiti leggermente, arrivando al 5,2% nel mese di novembre. La dinamica del credito è sì ancora debole, ma a novembre i prestiti alle imprese hanno comunque fatto passi in avanti. In crescita, anche se moderata, i prestiti concessi alle famiglie che hanno mantenuto infatti un ritmo dello 0,5% sui dodici mesi.
Uno scenario sul comparto dei mutui è offerto da Segugio.it che svela che i tassi sui mutui a tasso variabile sono stabili e si attestano al 4,71%, mentre il tasso fisso si attesta intorno al 3%. A partire da ottobre i tassi medi hanno presentato una discesa di oltre 70 punti base: passando dal 4,08% al 3,35%.
Le richieste di mutuo a tasso variabile in questa prima parte del 2024 occupano - secondo l'ultima rilevazione di Segugio.it - solo il 2,6% del campione esaminato, mentre i mutui a tasso fisso, oggi più convenienti e sicuri, coprono il 96,2% delle richieste. In salita anche gli importi medi richiesti che sono aumentati dell'8,3%: si è passati infatti da 129.851 euro a 140.692 euro. In leggero calo il reddito medio dei richiedenti: da 2.968 euro è sceso a 2.913 euro.