Effetto covid sugli affitti: canoni in calo nelle grandi città
Uno dei segmenti del mercato immobiliare che più ha risentito dell'emergenza coronavirus è quello delle locazioni residenziali, dato il ricorso alla didattica a distanza e allo smart working. Ad avere la peggio in questo mese anche le locazioni turistiche.

L’emergenza coronavirus ha fatto sentire i suoi effetti anche sul mercato immobiliare. Ad avere la peggio sono state soprattutto le locazioni residenziali. Questo segmento di mercato ha avvertito pesantemente l’impatto del Covid per il ricorso alla didattica a distanza e allo smart working. Molti studenti e lavoratori fuori sede hanno lasciato le case prese in affitto per tornare nella propria città di origine. Ciò ha determinato un’offerta maggiore e una minore domanda.
Anche la locazione turistica ha perso tanto a causa della pandemia. I proprietari di questi immobili hanno deciso, infatti, di immettere questi appartamenti sul mercato delle locazioni residenziali. Gli unici a beneficiare di questa situazione sul fronte delle locazioni sono coloro che sono in cerca di un’abitazione per vivere. Dato l’aumento dell’offerta c’è, infatti, una maggiore possibilità di scelta. Anche sul fronte delle locazioni si registra il trend a cercare tagli più grandi e con spazi esterni.
A Milano, Bologna e Roma i ribassi più importanti
Da un’indagine dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa emerge che il calo dei canoni di locazione si avverte di più nelle grandi città. I ribassi sono pari al -0,2% per i monolocali e a -0,9% per i bilocali e i trilocali. Le flessioni più consistenti si registrano nelle città di Milano, Bologna e Roma: sono queste le metropoli che più delle altre hanno sofferto per il calo dei turisti, degli studenti e dei lavoratori fuori sede.
Chi è in cerca di una casa in affitto in questo periodo, opta principalmente per abitazioni ben arredate, posizionate in zona servite e luminose. Sotto la lente dei locatari ci sono poi le spese condominiali.
Aumentano i canoni di locazione nei capoluoghi provincia
I canoni di locazione presentano il segno più nei capoluoghi di provincia. Per i bilocali l’incremento è pari a +0,3% e per i trilocali a +0,7%. La domanda risulta sostenuta, mentre l’offerta non è sufficiente. A Torino il canone medio mensile di un monolocale è di 280 euro nel primo semestre del 2020; sale a 390 euro per un bilocale e a 510 euro per un trilocale. A Napoli il canone medio mensile di un monolocale ammonta a 400 euro; per un bilocale il costo sale a 560 euro e a 730 per un trilocale.
Sempre più persone optano per l’affitto
Sempre più persone strizzano l’occhio all’affitto come scelta abitativa. Nei primi sei mesi dell’anno, infatti, così come risulta dallo studio di Tecnocasa, il 74,7% ha preso casa in affitto contro il 71,4% dello stesso periodo dello scorso anno. A far parte di questa categoria sono coloro che non riescono a comprare casa o che scelgono l’affitto in maniera voluta.
In calo, naturalmente, ci sono i contratti stipulati dai lavoratori: si passa dal 25,9% al 22,6%. Tanti lavoratori in smart working non hanno infatti rinnovato il contratto di affitto. Non è cambiata così tanto, invece, nel primo semestre dell’anno la percentuale degli studenti in affitto. Gli effetti della contrazione su questa categoria di inquilini sarà più marcata nel secondo semestre del 2020.
Non sono pochi, inoltre, i casi di persone che non riescono ad accedere al mercato del credito. Ad avere la peggio sono soprattutto i giovani e i monoreddito. Non va meglio nemmeno per coloro il cui lavoro, causa pandemia, è diventato più instabile, né per chi ha incertezze sulla tenuta del proprio lavoro.
La città italiana dove si registra la maggiore percentuale di chi affitta per motivi di lavoro è Milano. Rispetto a un anno fa il calo di questo tipo di locazioni sfiora il 10%. Ciò è legato proprio al ricorso massiccio allo smart working nel capoluogo della Lombardia.
Contratti, bene transitorio e concordato
Durante il primo semestre del 2020 si registra una flessione dei contratti di affitto a canone libero: si è passati in un anno dal 55,1% al 52,0%. Al contempo si registra un aumento del concordato, che va da 29,5% a 31,4%, e del contratto transitorio che passa da 15,4% a 16,6%.
Tali elementi sono una diretta conseguenze dell’emergenza coronavirus. Chi aveva comprato una casa da destinare all’affitto turistico e ha poi deciso di collocarlo sul settore residenziale ha optato per un contratto transitorio in modo tale da non vincolare l’immobile per troppo tempo e per ritornare agilmente allo short rent in caso di un’inversione di trend dei flussi turistici.
Il contratto a canone concordato rappresenta al momento una buona soluzione per inquilini che temono le conseguenze del lockdown. A gradirne i vantaggi fiscali sono i proprietari.