Uso
Chi ha il diritto d'uso di una cosa può servirsi di essa e, se è fruttifera, può raccogliere i frutti per quanto occorre ai bisogni suoi e della sua famiglia.

In ambito immobiliare il termine uso viene utilizzato per indicare il diritto che si ha nell'utilizzare un immobile. Chi ha il diritto di abitazione di una casa può, infatti, abitarla limitatamente ai suoi bisogni e a quelli della sua famiglia. Quando si fa riferimento alla famiglia, si intendono anche i figli nati dopo che è iniziato il diritto d’uso o di abitazione, quantunque nel tempo in cui il diritto è sorto la persona non avesse contratto matrimonio. Sono compresi anche i figli adottivi e riconosciuti, anche se l’adozione e il riconoscimento sono seguiti dopo che il diritto era già sorto.
Secondo l’articolo 1021 del Codice Civile chi ha il diritto d’uso di una cosa può servirsi di essa e, se è fruttifera, può raccogliere i frutti per quanto occorre ai bisogni suoi e della sua famiglia. Tali bisogni vanno valutati in base alla condizione sociale del titolare del diritto. Il diritto d’uso vale anche per una persona giuridica.
L’usuario può, dunque, servirsi del bene e raccoglierne i frutti, però limitatamente alle sue necessità. I diritti dell’usuario, ossia di chi beneficia del diritto di uso, risultano così più ristretti rispetto a quelli di un usufruttuario che gode di maggiori possibilità di diritto. Allo stesso modo, però, dell’usufrutto, anche l’uso si estingue alla morte del titolare del bene immobile.
Sia i diritti di uso che di abitazione non possono essere ceduti, né si possono dare in locazione. Chi ha l'uso di un fondo e ne raccoglie totalmente i frutti o chi ha il diritto di abitazione e occupa tutta la casa è tenuto alle spese di coltura e/o alle riparazioni ordinarie e al pagamento dei tributi come l'usufruttuario. Se l’usuario non raccoglie, invece, che una parte dei frutti o non occupa che una parte della casa, contribuisce in proporzione di ciò che gode.
Ultimo aggiornamento gennaio 2022