Scendono i tassi, ma la domanda di mutui e prestiti non risponde
L’aumento vertiginoso dei tassi negli ultimi tempi ha scoraggiato la domanda di mutui e prestiti e i primi ribassi scontano ancora questo fenomeno. Lo confermano i dati dell'Abi, secondo i quali le banche offrono prestiti a condizioni vantaggiose, ma privati e imprese non ne approfittano.

Gli ultimi due anni sono da annoverarsi con molta probabilità i più critici per il mercato dei finanziamenti, per la rapidità con cui l’impennata dei tassi ha stravolto il corso di mutui e prestiti, facendone schizzare il costo in maniera inaspettata.
Solo di recente il corso degli eventi sembra essersi invertito, con il primo taglio dei tassi deciso dalla Bce in occasione dell’ultima riunione della Bce tenutasi il 6 giugno a Francoforte. Di fatto, la prima mossa verso lo sliding doors dei tassi ha alleggerito i nostri mutui e prestiti di 25 punti base, un ribasso di 0,25% sul tasso sui rifinanziamenti, dal 4,50% a 4,25%.
Per fare un esempio, su un mutuo di 100.000 euro a tasso variabile la rata si ridurrà di 15 euro al mese, che moltiplicato sull’anno vuol dire un mutuo meno caro di 180 euro, 5.4000 euro in 30 anni. Non sono cifre sconvolgenti, ma quello verificatosi nei giorni scorsi potrebbe essere il primo di una serie di tagli, forse solo due fino alla fine dell’anno, ma comunque inaugura una nuova ondata di ribassi.
Intanto i mercati finanziari hanno anticipato il taglio dei tassi con un ribasso dei valori praticati sui mutui alle famiglie da parte degli istituti di credito, il sesto consecutivo. Lo conferma il rapporto mensile dell’Associazione Bancaria Italiana, secondo il quale a maggio il tasso medio sui mutui è sceso al 3,61% rispetto al 3,67% del mese precedente. Il picco era stato raggiunto a novembre 2023 quando si era registrato il 4,50%.
Giù anche il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese: dal 5,30% di aprile al 5,21% di maggio. A dicembre 2023 aveva segnato il 2024 il 5,45%.
Non fa rilevare alcuna variazione il tasso medio sul totale dei prestiti, che rimane stabile al 4,81%.
Cala la richiesta di finanziamenti
Il ribasso dei valori dei tassi di interesse non incoraggia ancora la domanda di mutui e prestiti, che registrano un andamento contrario rispetto al costo diminuito.
In tempi di tassi d'interesse vicini allo zero, chi aveva risparmi li impiegava nel mattone, sottoscrivendo mutui a costi molto bassi. Allo stesso modo, l’acquisto di beni e servizi con un prestito a costi contenuti aveva portato famiglie e imprese a ricorrere al credito approfittando dei tassi convenienti. I rialzi dei valori negli ultimi tempi ha invece scoraggiato la domanda di mutui e prestiti e i primi ribassi scontano ancora questo fenomeno.
Lo confermano i dati dell'Abi, secondo i quali le banche offrono prestiti a condizioni vantaggiose, ma privati e imprese non ne approfittano. A maggio i prestiti a imprese e famiglie hanno segnato meno 2,3% rispetto all'anno precedente, replicando i risultati negativi del mese di aprile. I prestiti alle imprese si sono ridotti del 3,4%, quelli alle famiglie dell'1,2%.
Nella sua rilevazione trimestrale la Bce sottolinea un allentamento dei criteri per la concessione dei mutui alle famiglia, ma sostiene anche che le banche hanno inasprito le norme sui prestiti al consumo con una stretta sugli standard di concessione del credito del 3%. Secondo il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, “non sono le banche a negare i mutui e non c’è credit crunch, ma sono le famiglie che preferiscono aspettare. C’è, invece, una situazione già più favorevole per chi volesse investire”.
Le rilevazioni di Segugio.it sulle intenzioni degli italiani
La cautela delle famiglie italiane nell’impegnarsi con un mutuo è testimoniata anche dai dati dell’Osservatorio Mutui di Segugio.it sulle intenzioni di acquisto. Nel 2024, il 47,6% di coloro che hanno richiesto un mutuo non ha ancora fatto una proposta o firmato un compromesso d’acquisto.
Allo stesso tempo, i dati registrano anche segnali di nuova fiducia tra i mutuatari, che hanno richiesto nello stesso periodo un importo medio di 141.250 euro, dai 130.407 euro del 2023, con un valore medio dell’immobile desiderato di 214.021 euro, da 228.622 euro dell’anno precedente.
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