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Risparmi accumulati? Quando conviene rimborsare il mutuo

Il calcolo non è sempre semplice, ma vale la pena investire del tempo dato che ne va delle proprie finanze personali. Per chi ha accumulato dei risparmi importanti negli ultimi anni potrebbe essere un’opportunità da cogliere, quella di abbattere la quota capitale del mutuo ancora da rimborsare.

Pubblicato il 19/01/2023
simbolo percentuale su foglio e uomo che fa conti con calcolatrice
Quando conviene estinguere il mutuo anticipatamente?

Per chi ha accumulato dei risparmi importanti negli ultimi anni potrebbe essere un’opportunità da cogliere, quella di abbattere la quota del mutuo ancora da rimborsare. Un modo per risparmiare, soprattutto in caso di contratti in corso a tasso variabile, anche se il calcolo non è così semplice.

Ammortamento alla francese

La tipologia di gran lunga prevalente di contratti in Italia è quella dell’ammortamento alla francese. Semplificando al massimo, questo significa che la rata mensile non cambia (a meno di non essere in presenza di un tasso variabile, nel qual caso la modifica è legata alle decisioni della Bce), ma a fronte di una quota capitale via via crescente e di una quota interessi che all’opposto è sempre decrescente.

Un esempio scolastico può aiutare a comprendere meglio il meccanismo: fatta 100 la somma da pagare mensilmente, all’inizio 70 sono di quota interessi e 30 di quota capitale, dopo qualche anno le due voci si bilanciano, fino a che la prima diventa minoritaria e la seconda prevalente. Questo significa che gli interessi vengono pagati per la gran parte nei primi anni, mentre la quota capitale soprattutto in seguito. Questo significa che ogni decisione sull’estinzione anticipata del mutuo, o quanto meno sull’abbattimento della quota restante, è legata alla quota di interessi che ancora resta da corrispondere. Se questi sono stati rimborsati quasi del tutto, potrebbe non esservi grande convenienza a rimborsare oggi la quota capitale, svuotandosi le tasche laddove l’operazione può essere rimandata di qualche anno.

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Cosa succede al variabile

Per chi ha un contratto di finanziamento a tasso variabile occorre considerare anche l’andamento del tasso, che è salito sensibilmente dall’inizio dell’estate (quando la Bce ha deciso per la prima stretta) in avanti ed è destinato a seguire la tendenza anche nei mesi a venire, considerato che prima dell’estate sono attesi almeno un paio di rialzi. Infatti, se da una parte la corsa dell’inflazione nell’Eurozona sta rallentando, con l’indice dei prezzi che a dicembre è salito del 9,2% su base annua rispetto al 10,1% di novembre (a ottobre era stato raggiunto il livello record del 10,6%), il merito è solo dello sgonfiarsi dei prezzi energetici. Mentre l’inflazione core, quella strutturale che esclude l’andamento delle voci più volatili come la stessa energia, oltre che il cibo, è salita al 5,2% dal 5,0% di novembre. E proprio questa è la voce che l’Eurotower monitora per prendere le decisioni sui tassi, con la governatrice Christine Lagarde che di recente ha affermato di voler procedere nella stretta fino a che non sarà raggiunto un livello in prossimità del 2%.

La carta dell’estinzione parziale

Detto dello scenario generale, torniamo al caso di chi ha messo da parte della liquidità nel corso degli anni e sta valutando se estinguere in anticipo il mutuo o abbattere il debito residuo, operazione quest’ultima che tecnicamente si definisce come estinzione parziale.

Al pari della surroga, si tratta di un’operazione a costo zero per il mutuatario. Per comprenderne la convenienza occorre dare uno sguardo alla documentazione che la banca invia periodicamente: a quanto ammonta la somma ancora da rimborsare e, in particolare, la quota degli interessi? Dopo di che si può confrontare questa somma con i risparmi messi da parte per capire se il tempo necessario per istruire e completare la pratica è giustificato dal risparmio possibile.

Le alternative da soppesare

Per altro, è opportuno considerare le alternative. Se non si abbatte il debito restante, cosa farne dei risparmi accumulati? Meglio investire nell’azionario, confidando nel riscatto dei listini dopo il negativo 2022? Oppure puntare su un Btp che nella scadenza decennale oggi offre poco meno del 4% netto, a patto di mantenerlo fino a scadenza? O, ancora, scegliere un conto deposito, con rendimenti sotto il 2% netto, ma maggiore libertà sul possibile svincolo? L’utilizzo dei comparatori come ConfrontaConti.it può risultare utile per una decisione consapevole.

A cura di: Luigi dell'Olio

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