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Mercato immobiliare: il potenziale della rigenerazione urbana

Nella rigenerazione urbana è fondamentale coinvolgere i privati. Lo indica lo studio in esame, che vede un potenziale nei quartieri di periferia, dove vivono 3 milioni di persone in circa 73mila palazzi bisognosi di essere rivitalizzati. Nel 2023 attesa una frenata del mercato immobiliare.

Pubblicato il 09/11/2022
nuovi palazzi in via di costruzione
Analisi sui quartieri oggetto potenziale di rigenerazione urbana

Il mercato immobiliare europeo e quello italiano si apprestano a chiudere il 2022 con il vento in poppa: gli investimenti hanno già raggiunto i massimi storici, così come sono cresciuti i prezzi e le compravendite. Per il futuro, tuttavia, i venti contrari che stanno soffiando da più parti potrebbero raffreddare in qualche maniera l’entusiasmo che si respira oggi. Nonostante questo, secondo un’analisi di Scenari Immobiliari, la piazza italiana ha molte aree che presentano enormi margini di crescita, soprattutto quelle legate a quartieri che necessitano di una ‘rigenerazione urbana’ e, in particolare, a quelli nei capoluoghi.

Tre milioni di italiani vivono in quartieri da riqualificare

Il tema della rigenerazione urbana è molto caro agli esperti del settore, secondo i quali oggi sono più di tre milioni gli italiani che vivono in quartieri che hanno bisogno di essere rivitalizzati rispetto ai vecchi concetti che hanno portato alla loro creazione e, nel complesso, sono almeno 73mila gli edifici su cui bisognerebbe intervenire rapidamente, per non aggravare il degrado in atto. Per questo, ha dettto Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, il nuovo Governo dovrebbe riprendere il tema della rigenerazione urbana che non è solo edilizia, ma è anche qualità della vita e servizi per milioni di persone.

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Fondamentale il coinvolgimento dei privati

In particolare, secondo la ricerca, solo nelle aree metropolitane sono presenti circa 25mila edifici residenziali da recuperare e 9 milioni mq di uffici dismessi. In questo sforzo, secondo Breglia, il coinvolgimento dei privati potrebbe dare una forte spinta al programma di recupero: un coinvolgimento non previsto nelle proposte passate, per altro mai approvate, ma che oggi potrebbe portare investimenti importanti e dare – di riflesso - risposte in tempi certi. Ma questa prospettiva potrebbe essere minacciata dall’aggressiva politica restrittiva assunta negli ultimi mesi dalla Bce.

Con tassi più alti è più caro finanziarsi

Infatti, come rileva uno studio di Idealista, il panorama del credito con il recente rialzo dei tassi d’interesse è cambiato sostanzialmente: il costo dei mutui è cresciuto e, con esso, è aumentato lo sforzo finanziario delle famiglie per l'acquisto di una casa, dovendo dedicare a una compravendita il 23,3% del reddito contro il 19,4% richiesto un anno fa. Questo fenomeno si ripete in tutte le province e capoluoghi del Paese e, secondo la ricerca, vede Milano come la provincia in cui lo sforzo richiesto per l'acquisto di una casa è cresciuto di più, dal 21,5% del reddito nel terzo trimestre del 2021 al 34% di quest'anno.

Previsto un raffreddamento del mattone nel 2023

Tornando all'analisi, Breglia ha analizzato in breve le prospettive del mercato immobiliare. Mentre il 2022 si chiude con il più elevato volume di investimenti immobiliari (in Europa a quasi 400 miliardi di euro e circa dodici in Italia), le attese per il 2023 sono di un raffreddamento dei mercati. Se da una parte la domanda per case, uffici e logistica resta sostenuta, gli operatori sono preoccupati per l’aumento dei costi di costruzione, la volatilità dei prezzi delle commodity e l’inflazione che rende più difficile finanziarsi a medio termine. Anche le previsioni per l’Italia sono più negative con una riduzione dei volumi transati in tutti i comparti, almeno nella prima parte del 2023.

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A cura di: Fernando Mancini

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