Caro-bollette e condòmini morosi: cosa fare
Cosa succede se un condòmino smette di pagare le rate condominiali perché fiaccato dal caro-energia? Quali sono gli spazi di decisione dell'assemblea condominiale? Si tratta di quesiti molto in voga di questi tempi, alla luce dello scenario economico.

Il caro-bollette, che si aggiunge all’impennata registrata negli ultimi mesi dagli altri beni di consumo (in particolare il cosiddetto carrello della spesa), mette sotto pressione le finanze familiari. Con numerosi italiani che faticano a onorare i pagamenti, anche quelli legati ai consumi energetici condominiali. Cosa può accadere in questi casi e in che misura si può contemperare l’interesse generale del condominio con l’attenzione alle difficoltà del momento? Cerchiamo di capirlo leggendo cosa dice la legge, nonché esaminando gli orientamenti dei tribunali e la prassi degli amministratori.
Prevale il buonsenso
Francesco Burelli, che è presidente di Anaci (una delle più importanti associazioni di amministratori di condominio), nelle scorse settimane ha lanciato un appello al governo nazionale per mettere intorno a un tavolo famiglie e società che erogano servizi energetici con l’obiettivo di trovare il modo per dilazionare i pagamenti senza staccare i servizi a tutti. In sostanza, dice l’esperto, è bene perseguire i morosi cronici e i furbetti, ma occorre salvaguardare gli altri, alla luce del periodo che stiamo vivendo, così come è importante effettuare conteggi di spesa precisi e certi per informare per tempo i destinatari.
Allarme rosso per le rate condominiali
Molti condomini stanno svolgendo in queste settimane le assemblee annuali. È l’occasione per fare il punto sulle spese effettuate nello scorso esercizio (di solito viene chiuso tra aprile e giugno) e stilare il preventivo per quello nuovo. Bene, sia sul fronte del consuntivo, sia su quello del preventivo si stanno registrando sorprese amarissime: il caro-energia in molti casi porta addirittura a raddoppiare la previsione dei costi sui dodici mesi e a richiedere una rata robusta di conguaglio sullo scorso esercizio.
Proprio questa situazione porta con sé a un inevitabile aumento della morosità, anche tra i proprietari virtuosi che hanno puntualmente saldato le rate calcolate in base alla delibera di inizio gestione.
Gli strumenti a disposizione
In questi casi, l’amministratore non può rimediare con gli strumenti ordinari a disposizione. Infatti, si dovrebbe chiedere al giudice l’emissione di un decreto ingiuntivo nei confronti del condòmino moroso, ma questo significa aumentare il suo debito senza risolvere il problema. Oltretutto, non si tratta più del singolo che si trova in un temporaneo momento di difficoltà economica o del moroso cronico; siamo di fronte a un problema che finora gli amministratori hanno stimato in non meno del 15% di proprietari.
Per altro va considerato che le tempistiche per il recupero del credito comune attraverso la via giudiziaria sono lunghe e non consentono al condominio di diminuire nell’immediato l’insolvenza verso i fornitori.
Le soluzioni alternative
Da qui la necessità di battere strade alternative, a cominciare dal risparmio energetico. Numerosi amministratori approfittano dell’assemblea annuale per dispensare consigli sui comportamenti virtuosi che consentono di ridurre i consumi, forti anche di un vademecum in materia predisposto dall’Enea. Tra le altre cose, il documento raccomanda di eseguire una corretta manutenzione degli impianti, dato che queste macchine consumano e inquinano meno quando sono regolate correttamente, nonché controllare la temperatura degli ambienti, ricordando che bastano 19 gradi per garantire il comfort necessario in casa. Per ogni grado in meno si risparmia fino al 10% sui consumi di combustibile. L’Enea consiglia anche di usare schermi riflettenti: anche un semplice foglio di carta stagnola contribuisce a ridurre le dispersioni verso l’esterno.
Intanto diverse città, come Milano o Bologna, approfittando del clima hanno scelto di posticipare lo start agli impianti comuni, ma i singoli condomìni non dispongono della stessa flessibilità, dello stesso potere di deroga: al punto che sarebbe nulla un’eventuale delibera che vada oltre quanto stabilito dal decreto Cingolani, per esempio limitando ulteriormente i gradi e le ore di funzionamento degli impianti termici.
Un’altra via percorribile riguarda il dialogo con i fornitori: non quelli delle utenze primarie (per i quali l’unica soluzione possibile riguarda eventuali provvedimenti governativi), ma a quelli dei servizi, che possono essere contattate per chiedere dilazioni di pagamento o addirittura prezzi più vantaggiosi a fronte della garanzia di un rapporto contrattuale di più lunga durata rispetto a quello attuale.
Nei casi estremi, va ricordato che l’amministratore può staccare le forniture ai condòmini morosi: non occorre l’assenso dell’assemblea per ritardi oltre i sei mesi.