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Coronavirus, a casa oltre 7 milioni di lavoratori

Oltre 7 milioni di lavoratori a casa. Oltre 2 milioni di attività sospese. Sono i dati dell’Istat sulle conseguenze economiche del lockdown. Le imprese ferme, a causa del Covid-19, rappresentano poco meno del 48 per cento del totale. Scopriamo di più.

Pubblicato il 23/04/2020
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Smart e Covid

Oltre 7 milioni di lavoratori a casa. Oltre 2 milioni di attività sospese. Sono i dati dell’Istat sulle conseguenze economiche del lockdown. Le imprese ferme, a causa della diffusione del Covid-19, rappresentano poco meno del 48 per cento del totale. Cifre che non tengono conto dei settori del credito, dell’agricoltura e della pubblica amministrazione.

La chiusura ha interessato principalmente l’industria: quasi i due terzi delle imprese - fa sapere l’Istat - hanno dovuto sospendere la propria attività. Nel terziario invece - secondo lo studio dell’Istituto nazionale di statistica - "l'incidenza delle imprese che operano in comparti la cui attività è interrotta è del 43,8 per cento: il 37,2 per cento in termini di fatturato e il 29,9 per cento in termini di valore aggiunto".

Il rapporto dell’Istat sottolinea che il lockdown "incide in misura maggiore nel comparto industriale anche dal punto di vista occupazionale: il 59,3 per cento degli addetti del settore afferisce ad attività sospese, contro il 35,2 per cento riscontrato nei servizi".

La sospensione delle attività riguarda principalmente le regioni del Nord-est e del Nord-ovest; i numeri scendono nel centro, al Sud e nelle Isole. "In molte Regioni del Mezzogiorno - rivela l’Istat nel suo dossier - oltre la metà dei comuni fa registrare una quota di addetti appartenenti ai settori aperti superiore al valore medio nazionale".

Confesercenti: in fumo fino a 30 miliardi di consumi

È da oltre un mese, ormai, che gli italiani sono in quarantena. Non si esce dalle proprie quattro mura se non per comprovate necessità. E per la Confesercenti lo stop, fino al 3 maggio, peggiora le prospettive economiche. L’associazione di categoria, che rappresenta le imprese italiane del commercio, del turismo e dei servizi, dell'artigianato e della piccola industria, stima una perdita di circa 45 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno.

“L’emergenza sanitaria, di questo passo, diventerà una vera e propria catastrofe economica. Possiamo però ridurre il crollo accelerando le riaperture: la salute rimane la priorità, ma è urgente porre le premesse per avviare un recupero del maggior numero possibile di attività economiche, garantendo la sicurezza di tutti. Bene la riapertura di librerie, negozi per infanzia e ingrosso carta: ma si poteva fare di più. Le nuove misure in arrivo per la sicurezza nei negozi potrebbero consentire una ripartenza anticipata anche per altre tipologie di imprese, ad oggi ferme”, fa sapere la Confesercenti in una nota.

Il sodalizio punta ad un ritorno alla normalità, entro la fine di maggio, con tutti i dovuti protocolli di sicurezza per attenuare le perdite. La Confesercenti chiede anche più sostegni a favore delle imprese: “Dal decreto di aprile ci attendiamo decisi potenziamenti delle misure economiche, e non solo una revisione indennità da 600 euro. L’ombrello dovrà essere particolarmente robusto per il comparto del turismo, che rischia di non ripartire nemmeno quando, finalmente, si darà il via alla fase due per tutte le attività”.

Perse 12,7 milioni di presenze in B&B e case vacanze

E non va meglio per case vacanze, affittacamere e B&B. L’emergenza Coronavirus sta mettendo a dura prova tutti. Dalle previsioni sviluppate per Aigo Confesercenti dal Cst Firenze, il lockdown di marzo e aprile costa all’extra-alberghiero il 95,8% delle presenze. La perdita è di 966 milioni di euro di spesa turistica.

Da qui il grido d’allarme lanciato dal Presidente nazionale di Aigo Confesercenti, Claudio Cuomo, che chiede più tutele per il mese di aprile. “Il turismo è uno dei settori trainanti della nostra economia italiana e, al suo interno, il comparto extra-alberghiero è tra quelli cresciuti più velocemente negli ultimi anni - ha dichiarato Cuomo in una nota - Lo stop dovuto all’emergenza Coronavirus, però, ha portato ad un improvviso e pressoché totale azzeramento dei fatturati. Di fronte a questi numeri, si sentono lasciati indietro la stragrande maggioranza dei gestori: in oltre il 50% dei casi parliamo di persone fisiche senza partita Iva, che hanno trovato nell’affitto di casa l’unico lavoro. Indennità non sono previste in quanto non sono soggetti iscritti all’Inps. Accesso al credito non è previsto perché non sono imprese. Si sentono lasciate indietro anche le imprese che gestiscono le attività ricettive che sono rimaste escluse dalla indennità quando i commercianti come soci e amministratori non sono iscritti alle gestioni separate Inps, come del resto hanno facoltà di fare”.

Con i decreti Cura Italia e Liquidità il governo ha cercato di ridurre i disagi della popolazione e delle imprese mediante alcune misure di sostegno. Tra le più importanti c’è sicuramente la sospensione delle rate del mutuo rivolta a chi si trova in condizioni di necessità per sopraggiunte difficoltà economiche. Nei giorni scorsi, così come riportato nella news "Coronavirus, le raccomandazioni della Banca d’Italia", Bankitalia ha intanto rivolto un appello al sistema bancario e finanziario perché assicuri che le misure abbiano gli effetti sperati a supporto dell’economia del Paese.

A cura di: Tiziana Casciaro

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