Case green: obiettivi Ue sempre più difficili da raggiungere
Il Parlamento Ue alza la posta. Nonostante le proteste giunte da più parti, a cominciare dall'Italia, Bruxelles va avanti, e addirittura rafforza, gli obiettivi di efficientamento energetico degli edifici. Indicando un ritmo insostenibile per il nostro Paese.

Peggio delle previsioni. L’Unione Europea ha deciso di alzare ulteriormente gli obiettivi di efficienza per gli immobili dell’area, nonostante le critiche giunte nei giorni scorsi da diverse parti, a cominciare dall’Italia, nelle quali si sottolineava la difficoltà di adeguare le case più datate ai nuovi orientamenti comunitari.
Nuovi target
Nell’ambito dell’aggiornamento della direttiva Epbd (Energy performance of building directive), il Parlamento Ue ha deciso che, per non incorrere in sanzioni, tutti gli immobili dovranno essere non meno di classe E entro il 2030 (contro la classe F indicata nei giorni scorsi), per passare a D entro il 2033. L’obiettivo riguarda anche il comparto non residenziale, per altro con scadenze ancora più ambiziose: la classe E entro il 2027 e la D entro fine decennio.
Questi gli orientamenti di massima del legislatore comunitario, ma non sono escluse nuove modifiche, dato che, dopo il via libera della Commissione Iltre del Parlamento europeo, dovrà esprimersi la plenaria e poi toccherà trovare una posizione condivisa tra Parlamento, Consiglio e Commissione.
Si parte dalle caldaie
Il primo step riguarda le caldaie. Dal 1° gennaio 2024 saranno vietati gli incentivi per le caldaie alimentate a combustibili fossili, con l'obiettivo di accelerare il processo di avvicinamento alle altre scadenze.
Nel nostro Paese esiste già un bonus caldaia per chi installa sistemi a basso impatto ambientale (caldaia a condensazione di classe A senza valvole e impianti dotati di generatori di calore alimentati a biomasse combustibili), per cui almeno su questo fronte non sono previsti stravolgimenti.
Obiettivi troppo ambiziosi
In Italia quasi il 60% degli immobili rientra nella classe F o G (sono stati realizzati entro gli anni Settanta) e questo ha provocato una levata di scudi da parte del nostro Paese. Perché se nessuno mette in dubbio l’importanza della transizione energetica nell’immobiliare, che da solo vale il 40% delle emissioni generate nell’Ue, le tempistiche fissate da Bruxelles appaiono impossibili da rispettare.
Il prezzo da pagare per l’adeguamento rischia di risultare proibitivo soprattutto per le case singole, dal momento che non sono possibili economie di scala come invece nel caso del condominio. Coibentazione e sostituzione degli infissi sono operazioni da decine di migliaia di euro e, nonostante le detrazioni, l’esborso resta salato. Così come l’eventuale installazione dei pannelli fotovoltaici sul tetto.
Dalla Fiaip, federazione che rappresenta tutta la filiera dei professionisti del settore, sottolineano che le richieste europee si scontrano con la situazione del patrimonio immobiliare italiano, che non può essere ribaltata in pochi anni. Considerato che dall’obbligo saranno esentate solo le dimore di interesse storico, gli edifici di culto, le abitazioni indipendenti con una superficie inferiore ai 50 metri quasi e le case abitate per meno di quattro mesi l’anno.
Inoltre, secondo Confedilizia, se passasse la linea europea si configurerebbe una tensione senza precedenti sul mercato delle ristrutturazioni, nonché “una perdita di valore della stragrande maggioranza degli immobili italiani e, di conseguenza, un impoverimento generale delle nostre famiglie”.
Grande interesse per le ristrutturazioni
Questo nonostante il fatto che l’interesse per le ristrutturazioni è in cima ai pensieri degli italiani. Secondo l’ultimo Osservatorio di PrestitiOnline.it, la ristrutturazione casa ha riguardato il 15,7% di tutte le richieste di finanziamento avanzate nel quarto trimestre del 2023 e un altro 8,8% ha riguardato la spesa per arredamento. Entrambe le voci risultano in crescita rispetto al periodo luglio-settembre e insieme fanno quasi un quarto dei prestiti richiesti dagli italiani.
Tuttavia, un conto è mettere mano al portafoglio a fronte della disponibilità economica, o quanto meno della fiducia nella capacità di rimborsa quanto ricevuto, un’altra essere costretti a farlo, e per altro in tempi brevi.
Le eccezioni
Intanto emergono indiscrezioni in merito ad alcune categorie di edifici che verrebbero risparmiate dall’obbligo di maggiore efficienza energetica, a cominciare da quelli storici o dal particolare valore architettonico, nonché immobili collocati in aree vincolate o protette e unità residenziali che vengano utilizzate per meno di quattro mesi all’anno.
Queste eccezioni si scontrano con il fatto che non esiste – almeno in Italia – un censimento degli immobili vincolati tra aree costiere, territori vicini a fiumi e laghi, zone di montagna, parchi e zone di interesse archeologico. Un’ulteriore complicazione quando si tratterà di passare dalla teoria alla pratica.