Immobili, i dati sulla superfice inseriti nelle visure catastali

Continua lo sviluppo informatico dell’Amministrazione Finanziaria. Un comunicato dell’Agenzia delle Entrate ha annunciato l’inserimento della superfice all’interno delle visure catastali, che riguarderà 57 milioni di immobili censiti nelle categorie nei gruppi A (abitazioni e uffici), B (uffici pubblici, ospedali, scuole) e C (box auto, cantine, laboratori, magazzini e negozi).
La novità servirà sia al fisco per verificare che nelle operazioni di compravendita le superfici non siano state alterate, che ai contribuenti, permettendo a questi di avere sotto controllo la propria situazione e di accorgersi di eventuali errori che possono comportare sanzioni e inadempimenti.
Può succedere per alcuni immobili che il dato della grandezza in metri quadri non sia visualizzabile. In questo caso, l’abitazione rientra nei circa 3,3 milioni di alloggi che sono stati accatastati moltissimi anni fa e per i quali non era obbligatorio presentare la planimetria. Per risolvere il problema, i proprietari possono chiedere tramite un professionista abilitato, un geometra o un architetto, un aggiornamento catastale, onde evitare complicazioni in caso di compravendita.
Le nuove visure saranno utili ai fini della TARI, che è l’unico tributo che attualmente si paga partendo dai metri quadrati. I cittadini, infatti, avranno la possibilità di avere un riscontro sulla correttezza della base imponibile della tassa sui rifiuti. Nessuna variazione per Imu e Tasi, almeno fino a quando non sarà varata la riforma del catasto che permetterà di superare l’attuale sistema degli estimi.
La decisone da parte del Governo di accantonare il nuovo catasto, previsto in un primo momento dalla delega fiscale, non è definitiva. La ragione del suo rinvio è dovuta alla necessità di garantire un’invarianza del gettito complessivo, evitando quell’aumento della tassazione che alcuni esperti avevano valutato tra il 30% e il 180%. Se ne riparlerà nel 2016 con la definizione della Local Tax, il tributo che dovrebbe inglobare Imu e Tasi: allineando i valori catastali a quelli di mercato ci saranno degli aumenti inevitabili, che però saranno compensati da una serie di correzioni nella tassazione locale.
“Abbiamo fatto due anni di lavori preparatori per la riforma del catasto”, spiega Rossella Orlandi, direttore dell’Agenzia delle Entrate, “ed eravamo pronti. Per ora pare sia stata accantonata. Non sappiamo se il governo o il Parlamento riprenderanno questo tema. È una questione importante, non è detto sia stata definitivamente accantonata, potrebbe essere ripresa in futuro”.
Riformare il catasto è una priorità da attuare anche per la Commissione UE, che spesso ha sollecitato l’esecutivo su questo punto. Secondo Bruxelles le tasse sulla casa non sono eque se basate su valori superati: un esempio è l’ammontare pagato per le abitazioni più vecchie del centro, per cui si versa una cifra inferiore rispetto alle nuove costruzioni della periferia.
Il presidente del CIPAG (Cassa Italiana Assistenza e Previdenza Geometri), Fausto Amadasi, ricorda che a oggi esistono e restano inutilizzati gli strumenti per sopperire a alcuni squilibri fiscali nel sistema di tassazione immobiliare. Si tratta dell’articolo 1 (comma 35 e 36) della legge 311 del 2004, che prevede la collaborazione dei comuni con l’Agenzia delle Entrate. Nelle aree dove il valore medio di mercato si discosta di molto rispetto a quello catastale, i comuni possono intervenire per riequilibrare il rapporto: tuttavia, lo stesso Amadasi ricorda che solo una piccolissima percentuale di comuni ha attivato la revisione delle rendite.