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Ocse: salviamo l’Italia dai mutui incagliati

Pubblicato il 31/03/2015

Aggiornato il 18/05/2015

Ocse: salviamo l’Italia dai mutui incagliati

L’Ocse punta il dito sui mutui incagliati, focalizzando nuovamente l’attenzione sullo spinoso argomento. I dati pubblicati nell’Economic Surveys Italy, con le previsioni sui trend economici del nostro Paese ad opera dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenziano criticità dal punto di vista dei finanziamenti.

Il sistema bancario non sta fornendo risposte soddisfacenti al problema dei Non performing loan, ovvero tutti i crediti a rischio insolvenza accumulati nei bilanci delle banche a partire dal credit crunch del 2007.

Si tratta prevalentemente di mutui ipotecari, più o meno tossici (dal salto di rata alla pratica fallimentare), che rappresentano una perdita ingente per il sistema bancario. Un tema già portato alla ribalta qualche settimana fa dal Governo, la cui exit strategy in fase di valutazione sarebbe una bad bank in collaborazione con Bankitalia e Abi.

L’istituto a partecipazione pubblica avrebbe il compito di depurare le banche private di tutti quei crediti avariati che generano sofferenza, seguendo il virtuoso esempio di altri Stati Europei che già si sono mossi in tal senso, come ad esempio Spagna ed Irlanda.

L’operazione avrebbe il duplice vantaggio di sanare la situazione dei mutui incagliati e di liberare disponibilità di somme da poter utilizzare per erogare ulteriore credito.

L’Ocse si è rivelata molto cauta anche in tema tributario: l’evasione fiscale resta ancora una piaga e - sempre secondo l’Organizzazione - il nostro Paese ha il compito di semplificare il più velocemente possibile il sistema fiscale, ampliando la base imponibile e riducendo le agevolazioni.

Fortunatamente qualche buona notizia c’è: incoraggianti segnali vengono infatti evidenziati sul fronte PIL. L’Ocse stima infatti che nel 2015 dovrebbe aggirarsi sulla percentuale del +0,4%, un modesto ma positivo incremento che si consoliderebbe nel 2016 con un +1,3%.

Buone notizie anche per la Pa, il cui indebitamento netto dovrebbe scendere dal 3% del 2014 al 2,7% del 201, per raggiungere l’1,8% nel 2016. L’Organizzazione per la Cooperazione valuta in maniera positiva il programma di riforme su cui sta lavorando l’esecutivo italiano, in particolare per quanto concerne il mercato del lavoro.

Sempre stando alle stime, il pacchetto di manovre contenuto nel “jobs act” potrebbe aumentare il PIL del 6% nel prossimo decennio. Anche sul breve periodo i segnali relativi al tasso di disoccupazione sembrano essere migliori che in passato: si dovrebbe passare dal 12,3% del 2014 all’11,8% a chiusura 2015.

Un tema strettamente collegato a quello dei consumi privati: ci si aspetta un aumento dello 0,7% nell’anno in corso e dello 0,8% nel 2016. Lo studio economico dell’Ocse conferma anche il trend dell'inflazione, attesa allo 0,2% medio sia quest'anno che il prossimo.

A cura di: Alessia De Falco

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